L’Artigianato

E’ un artigianato tipico che da secoli viene tramandato di generazione in generazione. Forbici e coltelli, nella singolarità della lavorazione, diventano veri e propri “pezzi d’arte” dell’artigianato, frutto di una tecnica antica e secolare che ha conoscuito momenti esaltanti.
Verso la fine del 1800 questa attività manifatturiera, dava lavoro a centinaia di addetti ed ancora nella
prima metà del 1900 si contavano circa ottanta botteghe artigiane. Oggi, un’avviatissima attività semi-industriale fa di Frosolone un importante e rinomato centro, unico nel meridione d’Italia per la lavorazione dell’acciaio.
Forbici e coltelli, bisturi, pugnali, sciabole e arnesi da taglio di qualsiasi foggia si possono trovare e comprare nelle fabbriche e nei negozi specializzati o direttamente dall’artigiano che li ha realizzati.
Forbici e coltelli diventano veri e propri pezzi di arte, frutto di una tecnica antica e secolare che ha conosciuto momenti esaltanti nel nostro paese.
Non meravigliatevi se nel silenzio dei vicoletti, seguendo il rumore di un martello che batte ritmico su un incudine, proprio come tanti e tanti anni fa, troverete un anziano artigiano intento a insegnare, ancora oggi, l’arte della forgiatura a un suo nipote.
Non è infatti difficile trovare vecchie botteghe con tutti gli utensili da lavoro di un tempo, con le pareti
annerite dalla polvere dell’acciaio e ogni cosa resa unica dall’odore del ferro proprio dei coltellinai.
Di recente ristruttuazione è il Museo dei Ferri Taglienti dove sono conservati centinaia di oggetti di valore storico recuperati tra gli appassionati e tra gli eredi dei migliori lavoratori delle forbici e dei coltelli di Frosolone del secolo scorso.
La Mostra Nazionale di forbici e coltelli porta in piazza, nel mese di agosto, i pezzi migliori della produzione. La “Festa della Forgiatura” fa rivivere tutte le fasi dell’antica lavorazione artigianale.

Il Museo dei Ferri Taglienti
Situato nel cuore del centro storico di Frosolone, quasi al termine di via Garibaldi, conserva centinaia di oggetti di valore storico recuperati tra gli appassionati e tra gli eredi dei migliori lavoratori delle forbici e dei coltelli di Frosolone del secolo scorso. Sono mostrati pezzi anche di altra origine come le numerose lame da taglio militari già consegnate da varie Soprintendenze per i Beni Artistici (delle Marche, del Lazio).

Parte del Museo è la bottega artigiana dove i visitatori possono asistere alla forgiatura, l’antica tecnica di lavorare le lame, eseguita da maestri artigiani di Frosolone.

La Tecnica della Forgiatura

La forgiatura è la tecnica manuale di dare forma agli oggetti o alle parti componenti che dovranno poi essere assemblate tra loro. Il metallo, riscaldato al fuoco, viene percosso sull’incudine con appositi martelli, talora anche da due operatori per evitare che il veloce raffreddamento ne impedisca il facile formarsi dell’elemento. Con questo sistema gli artigiani, fin dai tempi più antichi, si sono organizzati per produrre gli oggetti e gli attrezzi da lavoro.
A Frosolone la pratica della forgiatura era in uso ancora fin a pochi decenni fa ed attualmente ancora esistono alcune piccole botteghe che lavorano in questo modo per mantenere viva la tradizione culturale. In varie mostre dell’artigianato delle forbici e dei coltelli si sono organizzate delle manifestazioni con forgiature all’aperto a cui hanno partecipato con entusiasmo molti artigiani locali. Sarebbe opportuno che questo patrimonio di conoscenze non andasse disperso e, oltre a preparare nuovi artigiani capaci di mettere in pratica la tecnica della forgiatura, si potesse mostrare direttamente, con l’organizzazione di un’apposita bottega, o indirettamente con la pubblicizzazione di opuscoli, video, proiezioni varie il metodo di lavorazione con l’esempio della costruzione, dal materiale amorfo, delle forbici pronte all’uso o dei coltelli perfettamente funzionanti. Con la forgiatura viene data forma ai componenti delle forbici e dei coltelli: nel primo caso alle due porzioni unite dalla vite, nel secondo caso principalmente alla molla ed alla lama.
A Frosolone venivano e vengono costruiti soprattutto forbici di piccole o medie misure e coltelli a serramanico di ogni dimensione. Un tempo venivano prodotti anche i tipi a scatto. Va distinta la tecnica costruttiva nel caso della forgiatura a mano e nel caso del montaggio di componenti prodotti dall’industria a stampo. Quando i componenti vengono stampati con le moderne attrezzature e poi uniti dall’artigiano il lavoro è meno creativo e l’esperienza è unicamente indirizzata al controllo della perfetta funzionalità dell’oggetto. Le forbici sono già nella forma finale anche se ancora mancano della funzionalità, ottenibile dopo l’assemblaggio, dell’affilatura delle lame, dell’eventuale cromatura nel caso di materiali ossidabili e delle lavorazioni di finitura. I coltelli hanno bisogno di un’attenzione maggiore avendo anche un numero superiore di pezzi da comporre. Questi vengono chiodati manualmente con elementi filiformi, inseriti in appositi fori trapanati, e ribattuti all’estremità per il bloccaggio: in questo caso appare più importante l’intervento dell’uomo con la sua capacità e il suo mestiere. Quando, invece, si producono tutti i pezzi a mano l’artigiano diventa in molti casi un vero e proprio artista e i prodotti sono dei “pezzi unici” dal prezzo anche indefinibile. Allora, prima di temperare il ferro e renderlo più duro e resistente, è necessario riscaldarlo più volte per percuoterlo con il martello (a volte anche in due per meglio sfruttare la temperatura raggiunta e che, naturalmente, scende rapidamente) sull’incudine a dargli la forma desiderata. Le forbici sono i prodotti che più affascinano in questo caso perché sono anche le più complesse da realizzarsi: è un vero spettacolo guardare chi forgia la parte tagliente e soprattutto l’occhiello destinato alle dita dell’utilizzatore. Per fare ciò l’artigiano batte sul ferro caldo fino a renderlo sottile e ad aprirlo in un piccolo foro. Quindi lo spinge verso la punta dell’incudine fino a procurare un’apertura più larga che verrà arrotondata infilandola nella stessa punta e girandola ad ogni colpo mantenendola per l’estremità che poi diventerà la parte tagliente. Il riscaldamento del pezzo è necessario varie volte: la bravura dell’artigiano consiste nella capacità di essere più veloce a forgiare in modo da ripassare sul fuoco l’oggetto in fase di lavorazione il minor numero di volte possibile. I coltelli vanno forgiati nella lama e nella molla (l’elemento che, dentro il manico, produce il piccolo scatto durante l’apertura o la chiusura e mantiene ferma la lama in una delle due posizioni). Gli altri componenti ugualmente vengono prodotti a mano, ma con un intervento meno incisivo. Difficile è la forgiatura della molla perché essa deve avere la giusta forza: se è troppo rigida il coltello non si aprirà facilmente e se è troppo elastica esso potrebbe aprirsi pericolosamente anche da solo. I manici, di corno, vengono spianati segando le parti necessarie e mantenendole strette in apposite morse. L’assemblaggio, con tutte le lavorazioni successive e consequenziali, costituisce una fase diversa ma non meno affascinante della costruzione dei coltelli: un tempo non molto lontano anche i bambini le conoscevano tutte con precisione, dagli odori che, insieme ai calori dei materiali scaldati o bruciati, si spandevano nei vicoli del centro storico di Frosolone e provenienti dalle cento botteghe, dall’orario in cui esse venivano eseguite, dai rumori particolari del tintinnio dei martelli, del trapano che forava, delle ruote che affilavano, dalle cinghie che lustravano, dal “boff” che lucidava, dalla carta con cui infine si confezionavano a dozzine le brillanti forbici e gli scintillanti coltelli (“dozzane”)

Storia della Lavorazione

Con la scoperta del ferro l’uomo primitivo spiccò un grandissimo salto di qualità: la sua vita ebbe i primi strumenti da lavoro non deperibili nell’immediato e poté fabbricarsi armi ed attrezzi per la difesa e per la caccia. Il legno aveva lasciato il suo posto ad un materiale molto più resistente per la costruzione di un mezzo che avrebbe rivoluzionato l’agricoltura: l’aratro. Nel 2000 A.C. l’uomo manipolando il ferro si accorge che lo stesso se riscaldato e poi raffreddato, diventa più resistente; scopre così la tecnica di “rinvenimento”. Con il passare degli anni inventa il primo forno per la fusione dei metalli : aveva scavato nel suolo un pozzetto, di forma circolare, lo aveva rivestito di silice e vi aveva praticato un foro per il tiraggio; una volta acceso il fuoco lo alimentava affinché nel suo interno raggiungesse un temperatura tale che il minerale arrivasse al punto di fusione. Ad avvenuta fusione della “cuprite” il metallo si depositava sul fondo del pozzetto abbandonando le sue scorie in superficie e, ad avvenuto raffreddamento, diventava massello pronto per una nuova lavorazione. Nasceva a questo punto la figura del fabbro che costruiva strumenti e attrezzi da lavoro.
Successivamente l’arte metallurgica, per la necessità di difendersi o per l’avidità di espansione, diventa alleata della guerra e così comincia a costruire “le armi”. Con il passare degli anni, fortunatamente, la lavorazione del ferro, accanto alle armi e agli utensili, si dispiega nella bellezza e nella fantasia dando vita a tantissimi prodotti di abbellimento, conquistando una leggerezza aerea e diventando ornamento. A questo punto il fabbro, diventa “artista”. L’uomo che nella sua fucina, avvolto dalle scintille, domava con forza erculea la materia per consentire la sopravvivenza di altri uomini, si trasforma in poeta; può finalmente liberarsi del pesante ruolo di fabbricante di armi, per esprimere la sua individuale visione della bellezza. Il ferro si piega, potremmo immaginarlo più docile, interpreta forme più varie e più fantasiose, è come un cavallo che il padrone scioglie dal compito di trascinare un carro pesante, per lanciarlo ad un galoppo liberatorio senza restrizioni utilitaristiche. Frosolone ebbe il suo primo centro abitato in montagna, a 1200 metri sul mare, e furono i Sanniti i primi abitanti, un popolo che divenne stanziale da migratore che era prima dell’avvento dell’aratro e che unì la lavorazione dei campi alla pastorizia: difatti per ottenere i prodotti della terra bisogna aspettare il tempo della raccolta e curare nel frattempo le piante.
A tal uopo servivano già allora piccoli attrezzi per tagliare, zappare, muovere le zolle, potare, tagliare, raccogliere frutti o sezionare la selvaggina o gli animali allevati. I Sanniti, come tutti i popoli dell’età del ferro, avevano i loro bravi artigiani anche se non è possibile accertare se le fabbricazioni avvenissero sulla montagna di Frosolone, nella zona chiamata le Civitelle, dove ancora vi sono resti di mura ciclopiche, testimoni di quell’antica civiltà. L’antica Fulsulae, il villaggio originario dell’attuale Frosolone, fu distrutto dai romani quando essi misero a ferro e fuoco tutte le città sannite vendicando la terribile sconfitta subita in precedenza alle Forche Caudine. E’ solo ipotizzabile come fosse stato ricostruito un villaggio in zona: i sopravvissuti scesero più a valle dove il clima era più mite, dove essi, senza l’apporto dei maschi giovani uccisi dai romani, potevano con più facilità trovare il modo di vivere lavorando serenamente la terra. Il nuovo villaggio già era l’attuale sede di Frosolone: qui giunse un nuovo popolo, ricco d’entusiasmo, con la voglia di fare e con la ricerca di un luogo finalmente di pace e tranquillità. L’origine della lavorazione dei metalli a Frosolone può farsi risalire, con una buona probabilità, a questo periodo dei Longobardi (V° secolo dopo Cristo), quando essi scesero al sud Italia fondando il ducato di Benevento e Spoleto. Se così fosse si tratta di 1500 anni di storia per l’artigianato tipico delle forbici e dei coltelli. Inizialmente sicuramente si lavoravano attrezzature da lavoro per l’agricoltura e la pastorizia, oltre che per altri tipi d’impieghi collegati comunque con il lavoro manuale e l’economia dell’epoca. Non è un caso che il quartiere originario per la genesi urbanistica di Frosolone centro sia quello ancora denominato di S.Angelo e sito nel cuore della zona storica con al centro la chiesa di S.Michele. I Longobardi scelsero appunto questo santo come loro protettore quando si convertirono al cattolicesimo e si stabilirono definitivamente nella penisola italiana deponendo le armi. S.Michele Arcangelo che combatte e sconfigge il demonio ed il male meglio di altri santi rappresentava lo spirito guerriero del popolo longobardo. Questa tesi è anche sostenuta da Michele Colozza nel suo libro, ultimamente ristampato dalla Provincia di Isernia, su “Frosolone dalle origini all’eversione dal feudalesimo”. La lavorazione dei ferri taglienti ha radici molto antiche, risalenti all’epoca medievale: in tale periodo, con la migrazione di artigiani lagunari, si apprese anche nelle nostre terre l’arte della forgiatura dell’acciaio. Tale arte si perfezionò nei secoli, con la produzione di armi per gli eserciti, fino a diventare, agli inizi dell’ottocento, arte della fabbricazione di oggetti più di uso domestico e generale, imponendosi come attività preponderante nel XIX secolo. Questa evoluzione è da collegare da una parte ai governi napoletani, che si sforzarono di promuovere realtà microindustriali e dall’altra alla più generale trasformazione storica dell’Italia. Il trattamento dell’acciaio divenne elemento caratterizzante di Frosolone sia per il numero di addetti sia per i risultati ottenuti. Nel 1828, infatti, i fratelli Fazioli ottennero la medaglia d’argento all’Esposizione Artigiana di Napoli, dando all’industria frosolonese un poderoso incremento e conquistando fama sul mercato nazionale; quando morirono una maestranza operosa e valente ne proseguì l’indirizzo e la scuola. Al fine di sviluppare al meglio la lavorazione dell’acciaio e di agevolare l’acquisto della materia grezza e di curare con criteri moderni lo smercio della produzione, fu costituita nel luglio del 1907 la “Cooperativa dell’acciaio lavorato”.
La legge Orlando del 1908, però, ne provocò lo scioglimento. I consociati smisero di lavorare come tali e a poco a poco presero la via delle Americhe in cerca di sorti migliori. Ai primi del ‘900 si tentò ancora la via dell’associazionismo, ma i disastrosi eventi della guerra e le crisi economiche resero difficili le condizioni di vita della gente e ostacolarono le possibilità di sviluppo dell’ artigianato locale. L’ultimo e più fortunato tentativo di consociativismo fu realizzato nel 1945 e si legò ai nomi prestigiosi delle più affermate fabbriche locali: Fraraccio, Tasillo, De Luca e Permanente. L’associazione si sciolse nel 1988. In questo stesso periodo la lavorazione dei coltelli aveva già assunto una forte connotazione industriale, pur essendo gestita completamente a conduzione familiare. L’ attività di lavorazione artigianale dell’acciaio è tutt’ora svolta con successo e si è affermata per finezza e prestigio sul mercato italiano ed estero. Delle decine di piccole botteghe artigiane del secolo scorso sono rimaste poche ancora in attività. Dopo l’introduzione sempre crescente della macchina e dell’automazione le botteghe sono andate scomparendo o per una naturale chiusura, con la morte dei vecchi artigiani, o per l’aggregazione avvenuta tra di loro a formare piccole fabbriche organizzate con criteri di produzione differente. Si è, infatti, dovuto far fronte ad un mercato che richiedeva prezzi competitivi insostenibili per un artigianato basato unicamente sulla lavorazione a mano. Le piccole, ma intraprendenti, fabbriche nate negli scorsi decenni hanno saputo affrontare la nuova situazione ed ora contano numerosi dipendenti. Hanno tutte un fatturato sempre crescente, creano nuovi posti di lavoro, sono penetrate nel mercato nazionale ed estero. Si producono principalmente forbici e coltelli a serramanico di tutte le dimensioni di svariate tipologie. Ognuno ha il proprio o i propri marchi anche se negli ultimi anni si è tentato più volte di inserire, sotto forma di consorzio, un unico marchio che attestasse la provenienza locale di tutta la produzione: una sorta di garanzia per il mercato che conosce da tempo Frosolone ed i suoi artigiani. Forbici, coltelli, bisturi, pugnali, sciabole e arnesi da taglio di qualsiasi foggia, si possono trovare e comprare nelle fabbriche e nei negozi specializzati o direttamente dall’artigiano, che ancora esiste in qualche vicolo, chino sulla sua piccola forgia, intento a curare minuziosamente il suo certosino lavoro.

Il Mercato Attuale

Frosolone viveva e vive con la lavorazione delle forbici e dei coltelli anche se la tipologia della produzione si è andata modificando nel tempo. Questi oggetti hanno sempre invaso il mercato nazionale, anche se con maggiore intensità le regioni del Sud. Attualmente si stanno dirigendo con buoni risultati anche all’estero dove sono apprezzati per la precisione, il taglio e la tradizione. Una zona rimasta inesplorata dopo l’avvento massiccio della macchina e dell’automazione, anche in questo tipo di lavorazioni, è quella che predilige il prodotto lavorato completamente a mano e quindi anche forgiato. Si tratta di clienti appassionati che, anche se in numero molto ridotto rispetto alla massa che usa forbici e coltelli per le funzioni giornaliere, è comunque disposto a pagare un prezzo molto alto e sicuramente remunerativo delle ore di lavoro necessarie all’artigiano. Per ragioni economiche non è stata intrapresa questa strada in maniera massiccia dall’artigianato locale che viveva praticamente alla giornata e non poteva permettersi di coltivare ed aspettare i successivi frutti di un tale tipo di mercato nazionale ed internazionale.
Esistono attualmente coltelli, prodotti in altre parti d’Italia ed all’estero, dal costo di migliaia di euro che vengono anche mostrati in apposite riviste (si cita una di esse per tutte: “Lame d’autore” che ogni anno allestisce anche un proprio stand alla mostra nazionale che si svolge nel entro storico di Frosolone in agosto). E’ la dimostrazione che questo mercato particolare può offrire ampi spazi di sviluppo all’artigianato tipico nostrano. Nulla però è ancora del tutto perduto non solo perché è vivo l’interesse per la forgiatura in paese, ma anche perché molti artigiani sono fortemente legati a tale tipo di lavorazione ed ogni tanto tentano ancora di produrre dei pezzi speciali e fantasiosi.

Mostra Mercato Nazionale delle Forbici e dei Coltelli

Ogni anno, dal 1996 in poi, durante il mese di agosto, viene organizzata nelle strade del centro storico, nei locali che un tempo ospitavano botteghe artigiane, una mostra-mercato nazionale delle forbici e dei coltelli. Notevole è l’affluenza di pubblico che porta a Frosolone visitatori da ogni parte d’Italia. Il Comune produce uno sforzo economico ed organizzativo sempre maggiore, ma è fuori di dubbio che esso va inquadrato in un programma più vasto che deve comprendere anche una struttura fissa ed importante come il museo dei ferri taglienti.
Gli espositori provengono da tutte le località dove è fortemente sentita la passione per l’artigianato tipico e dove è economicamente importante questa attività. Durante l’ultima manifestazione sono stati ospitati oltre trenta di essi, alcuni già invitati in occasioni precedenti, tutti entusiasti di come si è svolta la mostra. Con la completa sistemazione del museo dei ferri taglienti si potrà avere l’opportunità di organizzare momenti di vita turistica non indifferenti per l’economia della zona e sicuramente molto remunerativi per tutte le attività produttive e commerciali di Frosolone.
La mostra finora ha rappresentato un’occasione di sviluppo e di pubblicizzazione del nostro centro, non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche tra tutti i cittadini.

Ultimo aggiornamento

12 Gennaio 2023, 20:05